Come tutti sappiamo, l’AI rappresenta un’opportunità sia per la carriera professionale che, volendo, per la sfera privata.
Il concetto di base rimane sempre lo stesso: Per chi ha un spiccato senso artistico e curiosità per il mondo tecnico, è naturale lasciarsi affascinare dalle innumerevoli possibilità offerte da questa tecnologia.
Uno dei problemi principali che si possono incontrare è ciò che potremmo chiamare la “sindrome del pescatore subacqueo”;sembra un concetto buffo, ma è una metafora perfetta per spiegare la situazione.
Chi pratica la pesca subacquea in apnea conosce bene questa dinamica: Durante la caccia, a volte, il pescatore si trova in scenari surreali…un attimo prima il panorama sottomarino appare deserto, privo di prede o situazioni interessanti… un istante dopo, si materializzano branchi di pesci di ogni taglia, dai più piccoli ai più grandi, che nuotano insieme in cerca di cibo.
È proprio in quel momento che il cacciatore entra in crisi;quale preda scegliere?il tempo scorre inesorabile, l’aria scarseggia e, di secondo in secondo, le possibilità di successo sfumano.
I professionisti più esperti sanno che bisogna selezionare una singola preda e concentrarsi su di essa, ignorando le distrazioni;questa situazione riflette perfettamente l’ecosistema dell’AI oggi.
Con così tante opzioni, sfumature e possibilità, cosa scegliere? come proseguire? e, soprattutto, dove dirigersi nel prossimo futuro?…anche limitandosi ai modelli artistici (text-to-image, image-to-video, ecc.), il dilemma persiste.
Negli articoli precedenti abbiamo toccato parzialmente questo tema, oggi vogliamo offrire spunti per arrivare “nel posto giusto, al momento giusto”, con gli strumenti necessari per cogliere le eventuali opportunità.
Le aziende che sviluppano applicazioni web per uso commerciale o ricreativo continueranno a ottimizzare i loro modelli AI per attrarre utenti e mantenere attive le sottoscrizioni, seguendo la logica del “più paghi, più ottieni”.
È una strategia legittima per il loro business, ma presenta un limite;l’utente non ha il controllo totale sul modello le condizioni possono cambiare in qualsiasi momento, rappresentando una barriera per chi aspira a diventare un professionista.
Al contrario, altre aziende stanno sviluppando prodotti, spesso gratuiti, che offrono maggiore libertà, consentendo di utilizzare modelli in locale:Alcune si concentrano su ambienti con interfacce utente (UI) che permettono di sfruttare funzionalità tecniche avanzate, assenti nelle applicazioni commerciali per motivi di policy o scelte strategiche.
Un esempio? Il parametro seed aka RNG, un limite noto a chi ha un po’ di esperienza.
Spesso, i modelli di base sono progettati per restringere l’accesso a questi parametri, rendendoli disponibili solo attraverso piani premium, Il concetto è chiaro: Le funzionalità avanzate si pagano.
Per non rimanere intrappolati in questo sistema è fondamentale informarsi e fare scelte consapevoli:A mio avviso, combinare applicativi UI multimodello con l’uso occasionale di modelli tramite API può fare la differenza.
Per creare artefatti autentici e di qualità l’utente dovrà sviluppare competenze tecniche che gli consentano di essere autonomo nell’uso di diverse interfacce applicative, anche a livello “basso”.
Nel breve termine, l’evoluzione dell’AI per la generazione di contenuti (AIGC), punterà su applicativi di basso livello che consentono il fine-tuning (in tutte le sue varianti) dei modelli base; questo processo è già in corso, anche se molti lo ignorano.
Per seguire questo percorso l’artista dovrà dotarsi di un PC o una workstation con caratteristiche tecniche adeguate (vedi articolo precedente).
Attenzione alla tecnologia: i produttori di hardware stanno iniziando a integrare coprocessori dedicati ai workload AI, come le NPU (Neural Processing Unit) e l’architettura hardware sarà cruciale.
È il momento di investire nel futuro, anche se comporta un costo: la scelta, però, resta personale.
A.S.
